Il torrente Borsacchio

Il Torrente Borsacchio

Il torrente Borsacchio scorre integralmente nel comune di Roseto degli Abruzzi.

Nasce dal Colle Cavaliere in contrada Tanesi, un bacino compreso tra Montepagano e Cologna Paese. Sfocia nel mare Adriatico dopo un percorso di 5 km.

Non ci sono popolazioni di specie ittiche stabili nel torrente Borsacchio in quanto è un corso d’acqua a regime idrico temporaneo. In estate ed in periodi siccitosi il suo letto rimane asciutto. Questo è il motivo principale che rende non idoneo il torrente alla presenza ittica. In caso di prolungata pioggia e solo alla foce è possibile riscontrare l’ingresso sporadico di qualche pesce.

Nei mesi estivi alla foce troviamo: libellule (Odonati) e poi allargando lo sguardo verso gli spazi aperti le farfalle (Lepidotteri diurni) che con la loro presenza danno un’indicazione importante per valutare lo stato qualitativo del loro biotopo. Facendo attenzione si possono osservare il rospo comune (Bufo bufo) e la rana verde (Rana esculenta). Se si è fortunati la biscia d’acqua (Natrix natrix) e il biacco (Coluber viridiflavus).

Le origini del Nome “Borsacchio” :

Secondo il Dott. Adriano De Ascentiis, direttore dell’Oasi WWF Calanchi di Atri e Guida del Borsacchio, molto probabilmente, il nome Borsacchio origina dal piccolo lago che questo torrente formava un tempo all’arrivo sulle zone planiziali costiere, una piccola borsa che da come si può ben vedere nell’immagine tratta dall’Atlante geografico del Regno di Napoli, opera commissionata nel 1781 da Ferdinando IV di Napoli a Gio. Antonio Rizzi-Zannoni geografo di Sua Maestà, non aveva nessuno sbocco in mare.

 

Al torrente borsacchio è legata la storia della Resistenza a Roseto.

Da quel punto soldati fuggiti dalle prigioni e campi cercavano la via della libertà attraverso le barche dei pescatori che, di notte, con vele nere trasportavano chi si opponeva al nazi-fascismo oltre la linea Gustav.

Celebri le frasi di Luigi Braccili in Abruzzo Kaput e di Franco Sbrolla che riportiamo fedelmente:

“Se nelle altre parti dell’Abruzzo le speranze di libertà venivano cercate in montagna, alla macchia, fra i boschi e i dirupi rocciosi, a Roseto fu scelta la via del mare. Quest’ultima presentava un miraggio allettante in quanto, una volta sbarcati sulla costa molisana nei pressi di Termoli, si superava la linea Gustav e si arrivava direttamente nella zona occupata dalle truppe alleate…

A Roseto a scegliere la via del mare erano quasi tutti i giovani che non volevano aggregarsi alle truppe repubblichine e decidevano così di cercare l’avventura nel Sud. I viaggi per via mare furono tanti e quasi tutti venivano effettuati a vela perché non c’era il carburante per avviare le motobarche.

Spesso venivano imbarcati anche i prigionieri inglesi, fuggiti dai campi di concentramento, che volevano ricongiungersi con il loro esercito. Per il trasporto venivano scelte le notti molto buie, ma solitamente le notti senza luna sono sempre caratterizzate dal mare mosso e perciò la scelta della notte buona era affidata a vecchi pescatori che conoscevano tutti i segreti della navigazione a vela.

Le belle vele latine dai colori chiari e di fuoco tanto care a D’Annunzio venivano, prima della traversata, ritinte in scuro per evitare di essere avvistate, ma spesso, subito dopo Pescara, i tedeschi che sapevano le notizie sulle traversate grazie alle spie fasciste, illuminavano il mare con dei razzi e con dei traccianti per fendere il buio ed avvistare le barche…

La notte del 14 gennaio 1944 dieci giovani si erano dati convegno nei pressi della foce del torrente Borsacchio a tre chilometri a nord di Roseto e mentre stavano spingendo in acqua il motopeschereccio Camillo, da dietro i cespugli uscirono i componenti di una pattuglia tedesca, che cominciarono a mitragliare con ampie sventagliate. I giovani si buttarono in acqua dalla quale uscirono intirizziti perché era freddissima e guadagnarono la campagna aiutati dall’oscurità. Biagio De Nigris, un impiegato di banca di Notaresco di 29 anni, morì assiderato e rimase sul bagnasciuga. I tedeschi sapevano l’ora esatta dell’appuntamento per l’azione di una spia che da più di un mese controllava i vari viaggi…

La cosa non finì con la morte per assideramento del giovane impiegato di banca, ma ci furono nei giorni successivi dei rastrellamenti e perquisizioni che culminarono in alcuni arresti.

Furono arrestati Camillo Di Pietro, proprietario del motopeschereccio, suo fratello Dino, allora appena

quindicenne, il nostromo Nazzareno Brandimarte, un uomo esperto della navigazione a vela ed il siciliano Fioravante Di Marco. Questi quattro marinai furono trasportati a Teramo, processati dal Tribunale tedesco e condannati a morte. In attesa della fucilazione, Dino Di Pietro e Nazzareno Brandimarte furono rinchiusi nelle carceri de L’Aquila, Camillo Di Pietro.””

01/09/2018 . Diritti Riservati – “Guide del Borsacchio”. Per pubblicazioni obbligo di citazione fonte www.guidedelborsacchio.it